Siamo tutti vittime del web

25.07.2022

     Non amo i supermercati, mi rubano solo tempo e per questo motivo entro, scelgo ciò che mi serve, pago ed esco. Potrebbe sembrare semplice, ma non lo è perché anche io sono vittima del potere pubblicitario che studia ogni giorno i comportamenti umani e ne indirizza le scelte ed ecco che alla fine di svariati km macinati dentro le gelide mura di un grande magazzino esco fuori con articoli che non mi servivano, ma casualmente attiravano la mia attenzione. La maggior parte delle persone, se non la totalità, ha una connessione con la rete e grazie ad essa ha la possibilità di entrare in contatto con persone vicine e lontane, ma anche di rimanere catturata dai banner, foto, video, link che continuamente riceviamo appena utilizziamo la connessione dati. Sembrano pubblicità innocenti che non sono in grado di interferire con le scelte personali, tuttavia credo che nessuno sia in grado di sfuggire al grande fratello che manipola ogni decisione presa in maniera "consapevole" e "cosciente"! Persino le persone di età avanzata hanno accesso al mondo delle connessioni e si lasciano influenzare dalle scelte di marketing strategico messe in atto da menti che hanno a cuore la finanza e non il benessere dell'umanità. Ed eccole lì con i carrelli pieni di prodotti che intravedi quelle poche volte che accendi la televisione e che puntualmente spegni dopo pochi istanti perché non ha nulla di interessante da raccontarti.

     Il consumismo sfrenato diviene una delle priorità per il genere umano e le aziende puntano sulla merce di un valore accessibile affinché vi sia un ricambio continuo di ciò che oggi è trendy ma che domani lascia il posto a qualcosa di più intrigante e innovativo. I social media occupano uno spazio fondamentale e lo streaming continuo ci ipnotizza con annunci di vario genere promossi da personaggi di cui ci fidiamo e accettiamo il giudizio ed ecco che la carta di credito è pronta a pagare qualsiasi desiderio, anche quello di mostrare un finto benessere pur di essere nella grande piazza delle stories condividendo con i seguaci e quelli che presto lo diventeranno ogni istante della propria giornata. Iniziamo ad inseguire con ansia il successo che indubbiamente ci meritiamo e utilizziamo tutto il tempo a disposizione per immortalare ciò che facciamo, in che modalità lo stiamo eseguendo e attendiamo con trepidazione i cuori e i commenti sotto ai nostri post che inquadrano luoghi paradisiaci, con amici fantastici e prelibatezze che pochi si possono permettere. Ah che grande macchina delle bugie che ha costruito l'essere umano e quanta depressione di fondo c'è in ogni momento che si spegne la telecamera che cattura la nostra finta felicità, ma non ce ne rendiamo conto perché siamo stati inghiottiti dal flusso e ci lasciamo travolgere dall'inganno. Ho vissuto personalmente questo processo denigrante del mio essere una persona che dipende dal giudizio altrui e si fa condizionare dalle aspettative degli altri. Il mio diario di bordo dove salvare momenti indimenticabili diveniva lo spazio di sfogo di persone incapaci di fare quel viaggio insieme a me. A cosa serviva mostrarsi agli altri se non per scatenare grandi dibattiti su ciò che è corretto da fare o non giusto perché lede la sensibilità altrui? Ho smesso di catturare istanti e di mostrarli alla comunità perché tanto non capirebbe il significato di quel momento per me importante e custodisco nel cuore ciò che di bello e brutto ha da offrire questa esperienza che è solo mia e non di chi vive fuori dalla pelle che mi tiene in vita.

    E se continuiamo a scambiarci messaggi, foto, video, audio, link e molto altro ancora possiamo diventare portatori di virus informatici e innescare processi di ricatto da parte di hackers che adorano questa nostra costante presenza in rete, impigliati e ingarbugliati tra i fili che rischiano di soffocarci e di ucciderci. Abbiamo effettivamente perso la bellezza dell'unicità del momento e viviamo appesi a un like che non arriva e non ci fa sentire importanti. Iniziamo a trepidare quando ci cancellano un account e tutte quelle views che eravamo riusciti ad accumulare nel tempo e le aziende non ci trovano nel grande mare degli influencer che dirigono i gusti degli utenti. Valorizziamo l'effimero e diamo per scontato che quella sia la vita reale senza accorgerci dell'essenza di cui siamo fatti. E' estremamente complicato non essere vittime del web perché qualsiasi situazione ci costringe ad essere presenti per non rimanere bloccati nel tempo che fu e che probabilmente mai più tornerà. Ricordo con nostalgia le prime macchine fotografiche e i pochi scatti che potevamo utilizzare per tenere viva nella memoria cartacea un momento importante del nostro processo evolutivo e attendevo con trepidazione lo sviluppo delle immagini che dovevano riportarmi indietro nel tempo e farmi rivivere quell'emozione particolare provata durante una fase unica della mia esistenza. Portavo i rullini dallo studio che poteva stamparle e aprivo con tremore la busta che conteneva foto sfocate, bruciate e qualche volta ben inquadrate ed era indimenticabile l'emozione di toccare con le dita quelle immagini che prima erano così dannatamente belle e oggi invece sono tutte identiche. Che peccato!

    Imelda Zeqiri