L'arte di lamentarsi sempre

13.07.2021
Ophelia, John Everett Millais
Ophelia, John Everett Millais

     Nel quotidiano ci imbattiamo generalmente in due tipologie di persone e non è molto complicato doverle definire. Da una parte troviamo quelle che si impegnano e provano a cambiare in positivo la vita personale e sociale e dall'altra quelle che si laureano nell'arte di lamentarsi sempre, per qualsiasi situazione, sia essa di rilievo o semplicemente futile. Focalizzandoci su questa seconda tipologia diventa alquanto interessante porsi il quesito sulla motivazione che spinge tali soggetti a trovare di frequente il lato negativo delle cose, ma non sempre si riesce a comprenderne le reali ragioni.

     Siano essi ricchi o poveri, giovani o adulti, scolarizzati o interessati ad altri aspetti della vita, l'arte del rimuginio oramai sta spopolando. Tale visione negativa e spesso catastrofica delle situazioni è un pensiero che cavalca ogni istante la mente dei soggetti incapaci di scorgere il lato piacevole di ciò che accade. Questo disturbo ossessivo non è altro che l'insoddisfazione di ciò che circonda la vita della persona "depressa" e poco attenta a ciò che di interessante offre la quotidianità. Il solito "parlare a vanvera", giusto per dare fiato alla bocca, non è certamente la modalità esatta per affrontare i momenti delicati che si possono presentare e lo spirito insicuro non porta alcun miglioramento.

     La lamentela costante contribuisce a togliere anche quelle poche energie rimaste a chi si è specializzato in questa arte, ma è possibile uscirne provando ad elencare giorno dopo giorno ciò che sembra leggermente diverso dal solito, che ci strappa un sorriso, ci fa stare in silenzio oppure non ci fa rimuginare. Vedere il bicchiere mezzo vuoto renderà quella situazione realmente negativa, anche se agli occhi degli altri non lo è. Il pessimista, infatti, vive una vita asociale o poco interessante poiché allontana chi non prova empatia per i suoi sentimenti. Piangere per la scomparsa di un personaggio famoso e qualche giorno dopo esultare per una vittoria nazionale non è sinonimo di follia, si tratta di accettare la vita per ciò che è ed offre, ovvero una montagna russa che ci proietta verso cieli infiniti e ci scaraventa verso inferni di fuoco, che scaldano ma possono anche bruciare se non si è in grado di risollevarsi e ricominciare. 

Imelda Zeqiri