La violenza è visibile agli occhi

27.08.2021
Tintoretto, Susanna e i vecchioni
Tintoretto, Susanna e i vecchioni

     Inizia sempre in un modo, non ci si può sbagliare eppure spesso è ben mascherato, tanto da non capirlo immediatamente e giustificarlo poi con il tempo una volta individuato. Emerge poco alla volta, ma è sempre stato lì pronto a colpire anche le corazze più forti e dure. Non siamo sempre in grado di inquadrarlo in un'unica forma, ma le varie sfaccettature sono le parti di quello stesso elemento. La miserabile gestione delle vite altrui per ricaricare le pile della propria esistenza è forse il lato più ignobile che possiede l'essere umano eppure è all'ordine del giorno e gran parte delle persone rimangono ingarbugliate in questa rete che uccide pian piano.

     Le forme di violenza non sono solo quelle fisiche, come continua ancora ad accadere, ma anche e soprattutto le parole che mortificano e annullano il senso di unicità e individualità. L'altro è sempre pronto a sminuire i gesti, le azioni, i contenuti dei pensieri che emergono tramite i suoni della voce di chi pian piano preferisce non esporsi per evitare di subire le critiche e le disapprovazioni. Si preferisce non pensare alle negazioni, alle offese, alle limitazioni, alle espressioni naturali del proprio io e ci si chiude nei  pensieri per non ricevere altra scarica di violenza poiché ad un certo punto ci si stanca, diminuisce la forza, non si riesce ad opporsi a chi ci fa vivere nel malessere, alla società che non vede il dolore, alla famiglia che preferisce lasciare tutto com'è per non suscitare scalpore e chiacchiericcio.

     Le vittime arrivano a pensare che si tratti di un momento, che la situazione migliorerà, che è normale ciò che subiscono e vedono gli altri come degli outsiders troppo spudorati, sfacciati, svergognati a mostrarsi per ciò che sono. Perché spesso basta una gonna corta, un tacco a spillo, un rossetto troppo intenso, un costume troppo sexy a scatenare alcuni processi mentali del carnefice pronto a colpire la prossima vittima. MA NON È COSÌ! Nessuno deve decidere per la nostra vita, il corpo e la mente. Se l'individuo patologico non è in grado di accettare chi ha accanto, è necessario cogliere subito i segnali negativi e lasciarlo andare. C'è sicuramente qualcuno più adatto ad accettare l'esuberanza, la timidezza, le perplessità fisiche e mentali. C'è sempre una possibilità di vivere sereni e attirare chi merita la nostra presenza perché se siamo venuti al mondo dai nostri genitori, nessuno ha il potere di toglierci la vita!

Imelda Zeqiri