La felicità moderna con Massimo Recalcati

27.11.2021

     In un momento storico come quello che stiamo vivendo c'è una forte perdita di legami sociali e l'identità individuale si sente smarrita. Non avendo a disposizione un manuale della felicità con le tecniche da adottare in maniera universale per vivere una vita piena, facciamo affidamento al modello familiare per intuire il senso del termine gioia senza comprendere che la scontentezza dipende dall'emergere della malattia, dal destino ineluttabile della fine del ciclo vitale e soprattutto dalla presenza dell'altro. L'esempio di Caino e Abele è fondamentale per avere chiaro il senso di disagio perché tutti noi dipendiamo dalla presenza dell'altro che diviene oggetto di odio, principio di instabilità dell'esistenza destabilizzando e perturbando la nostra identità.

     Si potrebbe affermare che gli animali e le piante vivano incondizionati dalla presenza degli altri e che sappiano stare nel qui ed ora attraversando tutti i passaggi della loro vita senza essere minimamente toccati dal pensiero della morte e quindi dell'infelicità. L'uomo invece è un animale che prega affinché la natura sia benigna e non indifferente alle sue sorti e lo renda felice per sempre, ma la felicità è impossibile all'uomo perché vive il suo percorso confrontandosi con gli altri, misurando se stesso in base alle esperienze altrui rincorrendo quello che non può avere.

     Nel momento in cui l'uomo rinuncia al cambiamento continuo che provoca una soddisfazione momentanea cercando invece di coltivare le proprie competenze, allora la ricchezza che possiede diventerà la base sulla quale sviluppare la propria gioia di vivere. Un'esistenza viva, ricca, giusta, piena di felicità che non è sinonimo di desiderio per ciò che possiedono gli altri, ma un sogno che diviene realtà se non ci allontaniamo dal magnete del nostro mondo interiore. Ci ammaliamo perché siamo lontani dal desiderio, dal piacere di vivere la nostra esistenza sulle competenze che abbiamo. 

Imelda Zeqiri