Il vestito rosso  di Cosimo dè Medici

16.05.2021

    Mi piacerebbe tornare indietro nel tempo di circa seicento anni e conoscere un uomo dall'animo nobile e dedito all'arte e alla cultura umanistica, colui che fondò la prima Accademia Neoplatonica, il Pater Patriae per eccellenza, sua maestà Cosimo di Giovanni dè Medici. Il primo signore de facto di Firenze riuscì a creare tantissimi spazi professionali all'interno dei quali emersero le competenze di abilissimi artisti di ogni genere. Grazie alla potenza economica e alla passione per le varie forme d’arte che vibravano nelle corde dell'anima sensibile di questo uomo, nacque e si sviluppò anche la figura di un artista degli inizi del Cinquecento, il Pontormo.

    Uno degli attori più anticonformisti del periodo riuscì a farsi strada all'interno della famiglia Medici rinnovando la pittura e donando alle opere un'aria di originalità senza dimenticare la tradizione che doveva essere il collante tra passato, presente e futuro. Le tonalità dei colori utilizzati tra una pennellata e l'altra ci accompagnano in un dolce naufragio tra azzurri, rossi, rosa ed è sufficiente soffermarsi sulla Visitazione (Carmignano) per comprendere l’estro artistico del Pontormo. Formatosi presso la bottega di Andrea del Sarto, il giovane allievo elaborò e trasformò i personaggi delle sue tele donando leggerezza e varietà di linguaggio espressivo ai caratteri ivi rappresentati.

    Camminando all'interno della Galleria degli Uffizi incontriamo varie sue opere e tra queste emerge il ritratto di Cosimo, il demiurgo del Rinascimento italiano, rappresentato con la cappa di velluto rosso e il copricapo che richiama le figure dei santi medici Cosma e Damiano, protettori della famiglia Medici. Con la benedizione di questo protettore delle arti, il Pontormo e tutti coloro che hanno preso spunto dal magnate, me compresa con l'opera "Il vestito rosso", dobbiamo ricordarci il motto che si evince sul cartiglio della tela, ovvero che 'un ramo spezzato non ne indebolisce l'altro'.  L’arte sarà l'unica forma di unione tra le genti della Terra nonostante le tempeste che corrono da una stagione all’altra della vita. 

Imelda Zeqiri