Il buio e la luce nei tagli di Lucio Fontana

"Ho inventato una formula che non credo di poter perfezionare. Con i tagli sono riuscito a dare
allo spettatore l'impressione della calma spaziale, del rigore cosmico e
di una serenità infinita. I miei Tagli
sono soprattutto un'espressione filosofica, un atto di fede
nell'infinito, un'affermazione di spiritualità. Quando mi siedo di
fronte ad uno dei miei Tagli, a contemplarlo, improvvisamente
sento una forte espansione dello spirito, mi sento un uomo liberato
dalla schiavitù del materiale, un uomo che appartiene alla vastità del
presente e del futuro" affermava Lucio Fontana e quali altre parole aggiungere ad un riassunto perfetto sull'innovazione artistica di un uomo che ha saputo cogliere l'essenza della filosofia che si cela dietro a dei capolavori densi di significato come quelli che ci ha lasciato questo grande visionario. Una liberazione dalla schiavitù imposta dal sistema che ci impone di rimanere dentro alcuni spazi limitati e limitanti eliminando le nostre capacità espressive e innovative di andare oltre ciò che è visibile. Fontana coglie il senso della sua missione sulla terra e decide di dare un taglio alla perfezione superficiale che non lascia spazio alla manifestazione intima della ricerca dell'Oltre. Nato in un continente e cresciuto culturalmente in un altro, l'artista riconosce il bisogno di percepire l'arte in maniera differente e fonda il Movimento Spazialista che si fa portavoce di una liberazione dagli schemi sino ad allora dominanti.
Lucio Fontana è un artista poliedrico e le sue opere sono di vario genere. Diviene famoso per i tagli e i buchi, ma nella produzione di questo straordinario maestro si annoverano anche le sculture, le ceramiche, i gessi, i disegni, le ambientazioni e molto altro ancora. L'artista italo-argentino viene definito uno dei più grandi protagonisti del Novecento poiché riesce ad uscire dalla bidimensionalità della pittura e dalla staticità di alcune sculture conquistando lo spazio che lo circonda. Le sue opere includono il principio e la fine, il buio e la luce, l'integrità e l'innovazione, il passato e il futuro. In quelle ferite sulle tele emerge la ricerca interiore dell'uomo che è sempre stato a contatto con il mondo dell'Oltre (suo padre era un noto scultore di opere funerarie) e durante la prima guerra mondiale durante la quale viene ferito sul Carso scopre la violenza e la tragicità dell'esistenza. Congedato con la medaglia d'argento, abbandona il campo e continua la sua ricerca studiando ed elaborando la tecnica che lo renderà famoso in tutto il mondo. Ciò che potrebbe sembrare un semplice buco o taglio con la sua Stanley su tela è in realtà un processo piuttosto elaborato e difficile da realizzare poichè l'opera in sé non è immortale, ma il gesto, l'idea, la concezione artistica sì ed è quella che la rende eterna. "Ho bisogno di molta concentrazione. Cioè non é che entro in studio, mi
levo la giacca, e trac! Faccio tre o quattro tagli. No, a volte, la
tela, la lascio lì appesa per delle settimane prima di essere sicuro di
cosa ne farò, e solo quando mi sento sicuro, parto, ed è raro che sciupi
una tela; devo proprio sentirmi in forma per fare queste cose".
Durante questi momenti di attesa (molte opere infatti rientrano sotto la dicitura Attese) l'artista medita e concepisce il frutto del suo ingegno che prenderà forma in quello spazio che si trova dinanzi a lui. Le sue erano sfide tecniche oltre che concettuali poiché quei tagli dovevano essere l'opera e allo stesso tempo non rovinare quella medesima opera d'arte perché si sa che una incisione può compromettere la stabilità deformandola in maniera irrimediabile. Non ci sono giunti scritti su come elaborava i tagli, ma quasi tutte le sue opere sono giunte a noi in condizioni perfette, risultato di uno studio accurato sulla preparazione della tela dall'acquisto alla vendita. Queste lacerazioni raffinate, decise, meditate e ricche di significato dovevano trasportare lo spettatore verso la luce o il buio in un'alternarsi di possibilità che trasportano l'anima in universi infiniti dove tutto può succedere. Grazie a Lucio Fontana la tela prende vita, si muove, diviene una scultura e viene trattata come tale. Ogni taglio crea l'idea del movimento, di ciò che inizia e finisce nel medesimo spazio in una oscillazione tra possibilità di progredire e immobilità della scelta. Tentativi di trapassare la realtà e di andare a sbirciare dall'altra parte della medaglia dove può esserci qualcosa di differente da ciò che percepiamo nel quotidiano. Cosa c'è oltre questa tela lacerata? Cosa si nasconde se non il muro che fa da supporto a questi lavori? Una barriera, forse, ma anche un universo parallelo a immagine e somiglianza delle nostre emozioni, quelle stesse vibrazioni che risuonano nel petto dinanzi a quegli spazi che si creano nella superficie piatta dell'esistenza.
Imelda Zeqiri