Essere una seguace di Umberto Galimberti

La prima volta che lessi alcuni testi del Prof. Umberto Galimberti provai una certa risonanza con gran parte dei suoi pensieri e decisi di seguirlo durante alcune conferenze sia in presenza che a distanza. Lo spirito di un greco dentro il corpo di un uomo occidentale. Riconobbi immediatamente la sua eredità che divenne il materiale su cui lavorare per dare un poco di sollievo alla mia ricerca di donna che vive in un contesto liquido e rapido. La società della prestazione e del consumismo dove il dolore viene soffocato dal significato di speranza della tradizione giudaico-cristiana. Nessuno vive più la tragedia e nemmeno Shakespeare o Marx o Freud erano così tragici perché se c'è uno sfondo di rinascita allora il dramma non esiste e le sofferenze labili che tendiamo a condividere con il mondo sociale non sono altro che una caparra per l'eternità.
I greci sopportavano il dolore e cercavano di comprenderlo senza pensare ad un dopo, evitando di metterlo in scena o credendo ad una nuova vita. Socrate non si domandò il senso della sua morte, ma accettò di bere la cicuta rifiutando di trovare vie di fuga perché "...è meglio subire un'ingiustizia piuttosto che commetterla..." e "la morte non è un male perché o è un sonno senza sogni, oppure dà la possibilità di visitare un mondo migliore...". Il dolore del mondo nuovo invece è contornato da drammaticità che porta ad una salvezza, quella che si chiama una nuova vita in un luogo utopico, in entrambi i sensi del termine, senza luogo (u-topos) o luogo felice (eu-topos) che in realtà non esiste, non c'è e non conosciamo. Nel periodo rinascimentale questo sguardo di sfiducia verso uno spazio senza materia divenne l'unica spiegazione di un dopo, di un futuro all'orizzonte dove qualcosa poteva accadere se ci si impegnava nel presente ad assolvere i nostri peccati del passato.
Nietzsche era forse l'unico che aveva compreso lo spirito greco e il suo nichilismo nasce dal collasso di Dio. Manca lo scopo, il futuro non esiste, non si trovano le risposte al perché siamo venuti a fare questa esperienza e i valori si svalutano. Sopravviverà il cristianesimo alla fine dell'Occidente? Sopravviverà l'Occidente alla fine del cristianesimo? La risposta è No perché muore la salvezza. Solo i poeti, forse, si salveranno e anche i folli, quelli che non hanno una direzione, ma conoscono la verità e la urlano a squarciagola, ma nessuno vuole ascoltarli perché le profezie portano solo brutte notizie ed è meglio tapparsi le orecchie e serrarsi gli occhi che ascoltare e leggere le parole dei filosofi. Mi sento onorata di avere la possibilità di custodire le parole di Umberto Galimberti e trovo pace e un senso di felicità se provo a definirmi una sua seguace, sua e di tutti i greci.
Imelda Zeqiri