All you can eat o la grande abbuffata

15.11.2021

     Tutti conoscono la oramai diffusissima formula "all you can eat", ma pochi si concentrano sul profondo significato di questo processo trasformativo che sta modificando in maniera indelebile la cultura del cibo e la salute della popolazione che vive dalla parte "ricca" del globo. Una forte richiesta di prodotti a prezzo basso o contenuto costringe la ristorazione ad affidarsi ad aziende che producono materie che non sempre rispettano gli standard di sostenibilità. Il cliente chiede, il ristoratore attiva una catena di produzione, il pianeta terra deve estrapolare dalle risorse a disposizione una quantità di materie superiore alla propria capacità, la richiesta non viene esaudita, si attivano meccanismi di alto sfruttamento, gli alimenti arrivano ai tavoli, il cliente ordina a dismisura, il cibo avanza, si getta, si spreca.

     Immaginando il futuro del pianeta invece della formula poc'anzi indicata potremmo certamente dire che si tratta di "all you can waste" e tutto questo incute tanta paura. Le nostre vite dipendono da formule, codici sconto, novità di qualsiasi genere che creano curiosità, desiderio, consumo e la terra continua ad accumulare gli avanzi di ciò che non serve più e che diventa difficile da smaltire, riciclare, riutilizzare per altri scopi. Il pubblico maggiormente colpito da questo fenomeno è quello delle nuove generazioni incapaci di gettare le basi solide del proprio futuro e con pochi soldi da poter usare per nutrirsi in maniera sana. L'economia non premia nel modo giusto chi si affaccia alla carriera professionale e ci si può permettere pranzi o cene dove si mangia molto e si spende poco. Si preferisce la quantità alla qualità e laddove questo diviene possibile, perché non sfruttare l'occasione e abbuffarsi fino a sentirsi male?

     Trovo che alcune nazioni orientali abbiano ancora tanto da insegnarci, grazie alla loro cultura millennaria e alle tradizioni che ancora oggi riescono a resistere alla trasformazione di un mondo sempre più globalizzato. Ho sempre avuto un forte richiamo per quella parte del mondo dove prevale l'eleganza, la sobrietà, il minimalismo, ma il contatto con l'Occidente è stato a dir poco devastante sia per chi è rimasto dall'altra del globo e subisce comunque il capitalismo che avanza imperterrito ma anche per chi si è spostato dal luogo natio e prova a offrire qualcosa di nuovo e accattivante. Le posate e le decorazioni ricercate, le piante finte e i giardini interni, il design e i profumi non possono certamente occultare le abbuffate e lo spreco nonché i corpi che si trasformano, ingeriscono batteri invisibili in grado di trasformare quel finto stato di salute in malattia. Ma si sa che è una moda e come tale avrà la sua durata, almeno fino al prossimo trend o chissà se riusciremo a verificare le conseguenze di questo fenomeno. Che la Terra ci perdoni!

Imelda Zeqiri